Rotopanoramica Afrocubana Pt.7

(Segue da qui)

Abbiamo toccato un nervo, abbiamo parlato della Rumba, ovvero della più tipica espressione della cubania: è il tipo di musica che più probabilmente si ascolta nell’aria appena scesi dall’aereo, è l’essenza di Cuba stessa.
Scrive Besito De Coco nel suo (consigliabilissimo) libro – Corazón, il cuore della musica cubana, ed. Minimun Fax – : “(la Rumba)…necessità vitale per i cubani come è il Blues per gli afroamericani (più precisamente gli afrostatunitensi, n.d.A.) o il Samba per gli afrobrasiliani”.
La Rumba nasce probabilmente dalla “spinta dell’Obiapá”, il tamburo grave che accompagna i canti Abakuá nei riti Ñáñigos dei neri Carabalí: una sorta di colpo di cannone sul quarto movimento di ogni battuta, potente come un calcione sul deretano a cui consegue obbligatoriamente, per legge fisica, il relativo passo di danza.
In lingua “rumbese” questa figurazione ritmica cambia appena le accentazioni minori e assume il nome di Salidór, ed è la base fondamentale del ritmo, l’essenza del “sabor de Rumba” (assieme a canto e clave, ovviamente).
Sono distinguibili tre tipi di Rumba: il lento e pacioso Yambú, il veloce e sensuale Guaguancó, e la frenetica – e per soli ballerini maschi – Columbia.
Il Guaguancó è decisamente lo stile più suonato e quello che più degli altri ha subito evoluzioni tali da renderlo praticamente irriconoscibile rispetto all’originale (anche ad orecchie meno che profane): dai “semplici” fraseggi dello stile di Matanzas (l’altra grande città portuale cubana, oltre a La Habana, che ha fatto da culla alla Rumba) all’ “astrattismo puro” dello stile Guarachapangueo inventato dai fratelli Lopez Rodriguez, conosciuti come Los Chinitos de San Miguel del Padrón, stile ormai assurto a standard.
Gruppi famosi di Rumba più o meno tradizionale sono Los Muñequitos De Matanzas, Afrocuba de Matanzas, Los Papines, Yoruba Andabo y Pancho Quinto e i Clave y Guaguancó.
Anche in questo caso le contaminazioni con il Popular si sprecano: Son-Guaguancó, Guaguancó-Cha, Guaguancó-Afro e via mescolando a più non posso, sembra quasi che si ricerchi una continua rigenerazione, una caleidoscopica rifondazione perpetua al fine di evitare la consunzione, l’annullamento nella banalità.
I ritmi Abakuá potrebbero anche essere stati progenitori di un altro grande fenomeno musicale cubano: le Comparsas del carnevale, che hanno avuto sviluppi diversi tra Santiago e La Habana.
La cosiddetta Conga Habanera consiste in uno spaventoso (si fa per dire) muro di suoni percussivi caratterizzati da ritmi sincopati e accenti in levare, mentre la Conga Santiaguera è un’ipnotica e ossessiva marcia con fortissimi accenti in battere caratterizzata dallo straziante suono della trompeta china, sorta di piccola cornetta che pare emetta sberleffi invece che suoni.
Ovviamente nemmeno questi ritmi scappano alla regola del rimescolio di carte: Pello El Afrokán ne inventò uno nuovo negli anni ‘60, il Mozambique, fondendo in una sola anima Conga Habanera, Rumba Guaguancó, Bonkó Echemiyá ed altro ancora…

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